Una stella all'elio estrema è una stella supergigante di piccola massa, quasi priva di idrogeno, l'elemento chimico maggiormente diffuso nell'Universo. Simili astri non possono essersi formati, come la maggior parte delle stelle, da nubi molecolari; si è quindi ipotizzato che essi siano il prodotto della fusione di due nane bianche, una all'elio, l'altra al carbonio-ossigeno. Le stelle all'elio estreme formano un sottogruppo della più grande categoria delle stelle povere di idrogeno, che include anche le variabili R Coronae Borealis, le stelle Wolf-Rayet povere di idrogeno, le stelle AM CVn, le nane bianche di classe spettrale WC e le stelle di classe spettrale di tipo O o di tipo B ricche di elio[1].
La prima stella all'elio estrema, HD 124448, fu scoperta nel 1942 da Daniel M. Popper presso il McDonald Observatory a Austin, USA. Questa stella non presenta le linee dell'idrogeno nel proprio spettro, ma marcate linee dell'elio, nonché la presenza di carbonio e ossigeno[2]. La seconda, PV Telescopii, fu scoperta nel 1952. Nel 1996 la lista dei possibili candidati contava 25 stelle, ma essa fu ristretta a 21 nel 2006[3]. Una caratteristica comune alle stelle della lista è che il rapporto tra il carbonio e l'elio varia dallo 0,3 all'1%. La presenza degli altri elementi invece varia di molto da stella a stella[4].
Le stelle all'elio estreme conosciute sono supergiganti in cui l'idrogeno è almeno 10.000 volte meno abbondante del normale e la cui temperatura superficiale può variare da 9.000 a 35.000 K. Sono composte soprattutto da elio, mentre il secondo elemento in ordine di abbondanza è il carbonio. La loro composizione chimica implica che hanno fuso sia l'idrogeno che l'elio a un certo punto della loro evoluzione[3].
Sono stati ipotizzate due possibili spiegazioni della formazione delle stelle all'elio estreme[3].
L'esame della composizione chimica di sette stelle all'elio estreme ha portato a ritenere che il primo modello sia quello che rende meglio conto dei dati[3].